Le piante movimentate hanno bisogno di cure colturali per poter riprendere il proprio naturale ciclo di accrescimento. Per piante sotto i cm 100 di circonferenza sono necessari almeno 2 anni di cure colturali post trapianto per piante superiori a questa misura gli anni devono essere almeno 3.
Piante che hanno subito uno stress da trapianto devono comunque essere seguite per i primi anni dopo l’intervento e devono aver un costante monitoraggio nonché una costante afflusso di bagnature che, con l’andamento climatico degli ultimi anni si sono fatte sempre più necessarie e, nel corso di un anno di manutenzione più numerose (per es. a Milano si devono mettere in cantiere almeno n° 14/16 bagnature tra aprile ed ottobre, la cosa naturalmente può variare anche a seconda della tipologia del terreno, dell’ambiente in cui si va a lavorare, dell’andamento climatico stagionale ecc.).
A tali interventi in alcuni casi si può ovviare con un impianto automatico goccia a goccia che deve però essere calcolato in relazione della quantità d’acqua necessaria per zolle di queste dimensioni e deve essere comunque monitorato con cadenza bisettimanale onde evitare problemi di annaffiatura.
In ogni caso è consigliabile che le prime 3 o 4 bagnature siano fatte a mano per garantire il giusto assestamento alla zolla. La bagnatura anche se automatica non può sostituire il controllo visivo che deve essere garanzia del buono stato del tornello e del buono stato del sistema di ancoraggio.
Il giusto bilanciamento tra numero di bagnature e quantità di acqua data è essenziale. Sulla base della ns. esperienza preferiamo la bagnatura al suolo e programmiamo ormai almeno 10 bagnature per stagione vegetativa. Ma in alcune situazioni particolari si deve arrivare a bagnare le piante ogni settimana. Insieme alle bagnature si deve avere un supervisione costante per controllare lo stato dei tornelli così da garantire il loro ripristino, la chiusura di eventuali buche ecc… Se organizzate bene e gestite con puntualità (spesso però hanno costi maggiori!), anche le annaffiature con sistemi automatici sono valide (come prima segnalato non possono però sostituire il controllo visivo continuo per prevenire eventuali problemi).
La manutenzione deve essere almeno biennale o triennale, ma in alcuni casi in presenza di alberi dalle dimensioni maggiori si deve arrivare a pensare manutenzioni di quattro/cinque anni (da valutare anche in relazione alla risposta dell’albero allo stress del trapianto).
La pianta per riprendersi dallo stress da trapianto può richiedere tempi diversi da specie a specie e pensando all’individualità dell’albero anche da soggetto a soggetto. Riteniamo comunque che una buona e puntuale manutenzione riesca sempre o quasi a rimettere la pianta il più presto possibile in condizione di ripartire con il suo naturale ciclo di accrescimento. Questa è la vera responsabilità e il vero fine di un trapianto, salvare un albero e metterlo in condizione di vivere da solo in località a lui consentita. Vengono riportate di seguito le principali operazioni che devono essere messe in atto per garantire una buona e corretta manutenzione:
- bagnatura eseguita da aprile a ottobre secondo le stagioni e le necessità delle piante con quantità non inferiori a 1. 300/400/cd (ma si può arrivare anche a 1.000 lt in caso di zolle particolari), per ogni intervento (le quantità vanno calibrate in relazione alla zolla e alla tipologia del terreno);
- estirpo delle erbe infestanti con ripristino dei bordi della buca di convoglio e reintegro di terriccio per saturare eventuali fessure apertesi all’interno della buca di convoglio stessa;
- controllo e ripristino legature e integrità dei pali tutori;
- interventi di ripristino, da eseguire dopo circa 36 o 24 mesi dal trapianto, con rimozione dei picchetti, dei pali tutori e della fasciatura, sistemazione del terreno alla base della pianta con chiusura della buca di convoglio.